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Titolo Faranews
 

FARANEWS
ISSN 15908585

MENSILE DI
INFORMAZIONE CULTURALE

a cura di Fara Editore

1. Gennaio 2000
Uno strumento

2. Febbraio 2000
Alla scoperta dell'Africa

3. Marzo 2000
Il nuovo millennio ha bisogno di idee

4. Aprile 2000
Se esiste un Dio giusto, perché il male?

5. Maggio 2000
Il viaggio...

6. Giugno 2000
La realtà della realtà

7. Luglio 2000
La "pace" dell'intelletuale

8. Agosto 2000
Progetti di pace

9. Settembre 2000
Il racconto fantastico

10. Ottobre 2000
I pregi della sintesi

11. Novembre 2000
Il mese del ricordo

12. Dicembre 2000
La strada dell'anima

13. Gennaio 2001
Fare il punto

14. Febbraio 2001
Tessere storie

15. Marzo 2001
La densità della parola

16. Aprile 2001
Corpo e inchiostro

17. Maggio 2001
Specchi senza volto?

18. Giugno 2001
Chi ha più fede?

19. Luglio 2001
Il silenzio

20. Agosto 2001
Sensi rivelati

21. Settembre 2001
Accenti trasferibili?

22. Ottobre 2001
Parole amicali

23. Novembre 2001
Concorso IIIM: vincitori I ed.

24. Dicembre 2001
Lettere e visioni

25. Gennaio 2002
Terra/di/nessuno: vincitori I ed.

26. Febbraio 2002
L'etica dello scrivere

27. Marzo 2002
Le affinità elettive

28. Aprile 2002
I verbi del guardare

29. Maggio 2002
Le impronte delle parole

30. Giugno 2002
La forza discreta della mitezza

31. Luglio 2002
La terapia della scrittura

32. Agosto 2002
Concorso IIIM: vincitori II ed.

33. Settembre 2002
Parola e identità

34. Ottobre 2002
Tracce ed orme

35. Novembre 2002
I confini dell'Oceano

36. Dicembre 2002
Finis terrae

37. Gennaio 2003
Quodlibet?

38. Febbraio 2003
No man's land

39. Marzo 2003
Autori e amici

40. Aprile 2003
Futuro presente

41. Maggio 2003
Terra/di/nessuno: vincitori II ed.

42. Giugno 2003
Poetica

43. Luglio 2003
Esistono nuovi romanzieri?

44. Agosto 2003
I vincitori del terzo Concorso IIIM

45.Settembre 2003
Per i lettori stanchi

46. Ottobre 2003
"Nuove" voci della poesia e senso del fare letterario

47. Novembre 2003
Lettere vive

48. Dicembre 2003
Scelte di vita

49-50. Gennaio-Febbraio 2004
Pubblica con noi e altro

51. Marzo 2004
Fra prosa e poesia

52. Aprile 2004
Preghiere

53. Maggio 2004
La strada ascetica

54. Giugno 2004
Intercultura: un luogo comune?

55. Luglio 2004
Prosapoetica "terra/di/nessuno" 2004

56. Agosto 2004
Una estate vaga di senso

57. Settembre2004
La politica non è solo economia

58. Ottobre 2004
Varia umanità

59. Novembre 2004
I vincitori del quarto Concorso IIIM

60. Dicembre 2004
Epiloghi iniziali

61. Gennaio 2005
Pubblica con noi 2004

62. Febbraio 2005
In questo tempo misurato

63. Marzo 2005
Concerto semplice

64. Aprile 2005
Stanze e passi

65. Maggio 2005
Il mare di Giona

65.bis Maggio 2005
Una presenza

66. Giugno 2005
Risultati del Concorso Prosapoetica

67. Luglio 2005
Risvolti vitali

68. Agosto 2005
Letteratura globale

69. Settembre 2005
Parole in volo

70. Ottobre 2005
Un tappo universale

71. Novembre 2005
Fratello da sempre nell'andare

72. Dicembre 2005
Noi siamo degli altri

73. Gennario 2006
Un anno ricco di sguardi
Vincitori IV concorso Pubblica con noi

74. Febbraio 2006
I morti guarderanno la strada

75. Marzo 2006
L'ombra dietro le parole

76. Aprile 2006
Lettori partecipi (il fuoco nella forma)

77. Maggio 2006
"indecidibile santo, corrotto di vuoto"

78. Giugno 2006
Varco vitale

79. Luglio 2006
“io ti voglio… prima che muoia / rendimi padre” ovvero tempo, stabilità, “memoria”

79.bis
I vincitori del concorso Prosapoetica 2006

80. Agosto 2006
Personaggi o autori?

81. Settembre 2006
Lessico o sintassi?

82. Ottobre 2006
Rimescolando le forme del tempo

83. Novembre 2006
Questa sì è poesia domestica

84. Dicembre 2006
La poesia necessaria va oltre i sepolcri?

85. Gennaio 2007
La parola mi ha scelto (e non viceversa)

86. Febbraio 2007
Abbiamo creduto senza più sperare

87. Marzo 2007
“Di sti tempi… na poesia / nunnu sai mai / quannu finiscia”

88. Aprile 2007
La Bellezza del Sacrificio

89. Maggio 2007
I vincitori del concorso Prosapoetica 2007

90. Giugno 2007
“Solo facendo silenzio / capisco / le parole / giuste”

91. Luglio 2007
La poesia come cura (oltre il sé verso il mondo e oltre)

92. Agosto 2007
Versi accidentali

93. Settembre 2007
Vita senza emozioni?

94. Ottobre 2007
Ombre e radici, normalità e follia…

95. Novembre 2007
I vincitori di Pubblica con noi 2007 e non solo

96. Dicembre 2007
Il tragico del comico

97. Gennaio 2008
Open year

98. Febbraio 2008
Si vive di formule / oltre che di tempo

99. Marzo 2008
Una croce trafitta d'amore



Numero 12
Dicembre 2000


Editoriale: la strada dell'anima

Abbiamo pensato di dedicare questo numero di fine anno a qualche breve riflessione sulla spiritualita' come dialogo fra se'- e l'Altro presente nell'altro: l'uomo occidentale ne ha un grande bisogno, purché sia autentica, vera, liberante e ci dia il coraggio di affrontare la vita per quello che e': il dono piu' grande.
Iniziamo con C'e' un futuro per la filosofia? tema di un incontro con alcuni membri di "arcipelago" che hanno fatto il punto sulla relazione fra dialogo e memoria. Proseguiamo con una riflessione di Francesco Gaggi sul confronto dell'uomo con Cristo. Continuiamo con un'incisiva prosa poetica di Paola Turroni, e riproponiamo la Seconda lettera di S. Giovanni nella versione secentesca di Giovanni Diodati.
La segnalazione di alcuni siti e i vostri messaggi piu' o meno narrativi concludono il bollettino. Buona lettura.

INDICE

C'e' un futuro per la filosofia?

Ricapitolarsi in Cristo

La strada dell'anima

La seconda lettera di S. Giovanni (versione Diodati)

Siti interessanti e recensioni

Messaggi e altro:
- Il re (Simonetta Biserni)
- Una poesia di Sandra Ammendola

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C'e' un futuro per la filosofia?
Un incontro fra dialogo e memoria

L'8 aprile scorso quattro membri del gruppo di ricerche filosofiche "arcipelago" hanno offerto alcune interessanti risposte a questa domanda in un incontro riminese. Due i concetti chiave trattati: quelli di dialogo e memoria. L'incontro e' stato organizzato dal Centro Culturale Paolo VI di Rimini, un papa che ha fatto del dialogo una delle priorita' del suo pontificato. Auro Panzetta, moderatore, ha evidenziato come il gruppo "arcipelago" sia riuscito a realizzare in un paio di anni cinque volumi, un percorso brevemente presentato da Maria Grazia Attianese, studiosa del pensiero di Hannah Arendt, volumi che hanno concretizzato il terreno del dialogo nella scrittura, da qualche millennio la tecnica principale per la conservazione della memoria. Gia' nell'editoriale di Filosofie del dialogo, il primo volume, troviamo scritto: "Non basta dare ragione delle proprie idee mettendo al riparo il proprio universo dal confronto critico; allo stesso modo non è sufficiente dare voce a pensieri (...) senza dichiarare, in via preliminare, la volonta' di cercare nuove soluzioni (...) Le identita' hanno un forte bisogno di sentirsi messe in dicussione (...)".

Ci può essere dialogo solo a partire da identita': se non ci si conosce, si ha paura del confronto, del dialogo con l'altro, che potrebbe specchiare parti di noi che abbiamo rimosso o comunque non ben definito e per questo ci inquietano. Come ha osservato Katia Bernuzzi, si tratta di trovare un equilibrio, sempre difficile ma anche stimolante, fra la costruzione della propria identita' che puo' diventare (se assolutizzata) una barriera impermeabile, e il dialogo con e altre identita', comunque indispensabile per valorizzare la propria.

Ma qual e' il rapporto fra dialogo e memoria?
Se non c'e' memoria non c'e' identita'. Se - ha ricordato Luca Verri - rifiutiamo il nostro passato magari perche' pieno di errori, dolori e sconfitte, chi affrontera' il "nostro" futuro? e con quale esperienza di vita?
Gianfranco Bertagni ha sottolineato la necessita' di recuperare i valori fondanti del cristianesimo, in particolare quello della pace, che deve in primo luogo essere una pace interiore del singolo perche' si abbia una piu' autentica pace sociale e fra i popoli (un diaolgo, appunto).

Fra gli interventi del pubblico ci ha particolarmente colpito quello di padre Flavio Gianessi che ha "sfidato" la redazione di "arcipelago" a confrontarsi singolarmente con gli avversari delle rispettive aree di ricerca: ci e' sembrato questo anche un implicito apprezzamento della loro capacita' di mettere in moto le idee.

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Ricapitolarsi in Cristo
[Secondo Bonaventura:] "L'intero decorso delle vicende mondane e' (...) descritto dalla Scrittura, dal principio alla fine, come un poema bellissimo e ordinato nelle parti, dove ognuno secondo lo svolgimento dei tempi puo' vedere riflessi come in uno specchio la varieta', la molteplicita', la giustizia, l'ordine, la rettitudine, la bellezza dei numerosi giudizi divini che promanano dalla sapienza di Dio che governa il mondo. Sicche' nessuno puo' percepire la bellezza di un poema se non ne abbraccia con lo sguardo tutti i versi, cosi' nessuno percepisce la bellezza dell'ordine che governa l'universo se non la scruta nella sua totalita'. E poiche' nessun uomo puo' vivere tanto a lungo da poterla percepire nella sua totalita' con gli occhi della carne, ne' e' in grado da se' di prevedere il futuro, lo Spirito Santo ci provvide del libro della Sacra Scrittura, la cui lunghezza si commisura al decorso del governo divino dell'universo." (Breviloquio)

All'uomo, la cui comprensione del mondo e' limitata nel tempo e nello spazio, non e' concessa quella visione sincronica degli eventi in grado di cogliere totum simul il corso delle vicende del cosmo, visione, secondo Boezio, propria di Dio che "abbracciando gli spazi infiniti del passato e del futuro, considera, nella sua semplice cognizione, tutte le cose come se gia' si svolgessero" (Consol. filos.). é a lui possibile, tuttavia, approssimarsi ad essa tramite la visione compiuta e coerente della realta' fornita dal modello scritturale biblico, dispiegato nel tempo di una struttura narrativa che riflette come uno "specchio tersissimo (...) l'intera realta' mondana" (Brevil.) dal principio alla fine. Tale modello, summa del contenuto di tutto l'universo, riepiloga in se' la storia universale cosi' come il luogo in cui se ne rende intelligibile il senso ultimo, l'avvento di Cristo, e' il luogo in cui si riepiloga il senso di tutte le cose [Ef 1,10] in relazione al quale orientare ogni evento del mondo, ogni momento della vita individuale e collettiva, ogni episodio della Scrittura. Non si da', quindi, alcuna ulteriorita', sul piano teologico, all'accadere di questo luogo all'interno del mondo e della Scrittura. Con l'avvento di Cristo tutto cio' che doveva accadere di significativo nella creazione e nella narrazione biblica e' da ritenersi teologicamente compiuto. Eppure il racconto continua narrando cio' che e' accaduto dopo (Atti degli Apostoli), meditando sul senso e sul valore dell'evento salvifico (Lettere), presagendo cio' che accadra' al termine del tempo in relazione ad esso (Apocalisse). Se l'avvento di Cristo nella storia da' inizio al tempo della fine intermedio tra il compimento logico della salvezza e il termine cronologico non ancora raggiunto, l'avvento del personaggio 'Cristo' nella narrazione della storia della salvezza da' inizio al tempo narrativo della fine, l'epilogo della Scrittura, intermedio tra il luogo culminante in cui se ne mostra il senso e il termine materiale del libro non ancora raggiunto.

(tratto dall'Epilogo rituale di Francesco Gaggi)


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La strada dell'anima

ci sono due vene parallele che tengono in piedi questa storia. da una parte una realta' fatta di cellule ed elettroni, che vive quasi indipendente, potente ma misconosciuta. e dall'altra una sottile crudelta' che mi chiede di nuovo una prova con un essere leggero, come se ne valesse la pena. e forse e' proprio li' il mistero. lenzuola. e poi c'e' l'altrove, solo lampi silenziosi - quella luce livida (il livido del pugno) che fa vedere tutto chiaro per un attimo, anche se solo fino all'orizzonte, il sorriso mortale bloccato dal flash della fotografia, senza rumori, chiacchiere, nemmeno il silenzio, quel niente che sta prima delle saette di Zeus - e non invece i tuoni senza luce che concedono l'immaginazione, che permettono di credere, il concreto della materia senza l'illusione della vista, le leggende dell'aria e del suono, aurighe dorate che corrono in cielo, o il dolore di cristo prima di togliersi i chiodi e rimanere per sempre con i loro buchi, chiodi che continuano a passare, mitologie di stimmate che continuano a sanguinare per spiegare dolori definitivi -. come i chiodi nella gola, non deglutire e rimanerci arrugginite le parole. lo stesso punto dove e' rimasto l'addio, la compagna motocicletta, gli scarafaggi nel tombino. capire solo ora so perche' piangevamo. prima che accadesse, come il corpo che si sfogava quando era ancora concesso. solo ora ripensare a quella ultima notte, prima di chiudere il portone in fondo all'estate, rimanere li' solo per starci prima che cambiasse tutto, fantasmi lasciati liberi per l'ultima volta, niente piu' rintocchi, sentire l'addio da qualche parte e confonderlo con nostalgia anticipata, come se ci fossero segni premonitori da qualche parte che non coglievamo col cervello, ma solo fisicamente. languiditi da fede violenta nell'indistruttibilita', come se qualcosa di sacro avesse di per se' la forza di vincere senza la messa in gioco delle singole fragilitˆ e cattiverie.

(da animale di Paola Turroni, di prossima pubblicazione)

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La seconda lettera di S. Giovanni nella versione secentesca di Giovanni Diodati

1. L'anziano alla signora eletta, ed ai suoi figliuoli, i quali io amo in verita'; e non io solo, ma ancora tutti quelli che hanno conosciuta la verita'; 2. Per la verita' che dimora in noi, e sara' con noi in eterno; 3. Grazia misericordia, e pace, da Dio Padre, e dal Signor Gesu' Cristo, Figliuol del Padre, sia con voi, in verita', e carita'. 4. Io mi son grandemente rallegrato che ho trovato de' tuoi figliuoli che camminano in verita', secondo che ne abbiam ricevuto il comandamento dal Padre. 5. Ed ora io ti prego, signora, non come scrivendoti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto dal principio, che amiamo gli uni gli altri. 6. E questa e' la carita', che camminiamo secondo i comandamenti d'esso. Quest'e' il comandamento, siccome avete udito dal principio, che camminiate in quella. 7. Conciossiache' sieno entrati nel mondo molti seduttori, i quali non confessano Gesu' Cristo esser venuto in carne; un tale e' il seduttore e l'anticristo. 8. Prendetevi guardia, acciocche' non perdiamo le buone opere, che abbiamo operate; anzi riceviamo pieno premio. 9. Chiunque si rivolta, e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio; chi dimora nella dottrina di Cristo ha il Padre, e il Figliuolo. 10. Se alcuno viene a voi, e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non salutatelo. 11. Perciocche', chi lo saluta partecipa la malvage opere d'esso. 12. Benche' io avessi molte cose da scrivervi, pur non ho voluto farlo per carta, e per inchiostro; ma spero di venire a voi, e parlarvi a bocca; acciocche' la vostra allegrezza sia compiuta. 13. I figliuoli della tua sorella eletta ti salutano. Amen.

Siti interessanti e recensioni

Il sito dei monaci camaldolesi
http://www.camaldoli.it/

Proverbi africani e messaggio cristiano
http://www.erga.it/sma/index/afriche/proverbi.htm

I racconti di frate Amodeo
http://books.google.it/

La teodicea di Florenskij
http://mondodomani.org/dialegesthai/pc03.htm

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I vostri messaggi:

IL RE

In cima ad una montagna senza nome in un posto senza tempo, si ergeva un vecchio castello dove abitava un re che aveva una particolarita' che apparentemente poco si adatta ad un sovrano: non amava dare ordini ai suoi sudditi. Passava il tempo con loro a studiare e conversare cercando di capire quale fosse la loro collocazione nel mondo poi, una volta scoperta la loro destinazione, faceva alzare il ponte levatoio per mandarli al loro destino. Era una persona davvero fuori del comune e molto buona, ma in gioventu', veniva considerato e trattato come uno stupido. Il re e la regina, non riuscivano a capire che la diversita' di loro figlio non significava stupidita'. (...)

Era stato educato rigidamente ed alle sue lamentele i genitori solevano rispondere che in realta' erano di gran lunga permissivi. Per la legge dei diversi punti di vista, tale opinione veniva rispettata anche se non accettata del tutto dal principe. Lui cercava di capire cio' che gli insegnavano i genitori ma non riusciva a farsi comprendere. Essi avevano solo un metro ed una misura ed usavano i loro ragionamenti quando cio' gli tornava conveniente. Il principe aveva sempre dovuto comportarsi come volevano gli altri i quali lo portavano continuamente a giustificarsi sul suo modo di agire che pur cosi' evidente, doveva ogni volta, essere spiegato. Combatteva cercando di far intendere a tutti quanti che lui non era come loro lo vedevano, ma tutte le volte che cercava di dimostrare di essere in gamba combinava dei pasticci, finendo per essere considerato, grazie a quell'etichetta che aveva addosso sin dalla nascita, uno stupido. Venne il momento dell'istruzione e cosi' cominciarono i veri guai. Gli scribi solevano riferire ai reali che loro figlio non era quel che si dice una cima e che pur applicandosi, non sarebbe mai arrivato a superare l'esame finale. (...)

Il principe aveva rinunciato da tempo a farsi capire perche' i suoi discorsi venivano sempre giudicati sciocchi ed egli aveva cominciato a non rivelare i suoi veri sentimenti. Giudicare. Ma chi erano mai gli altri per poter giudicare? Spesso pensava al perche' di tutto cio'. Non riusciva a capire come mai trovasse tante difficolta' nel fare anche i discorsi piu' semplici chiedendosi perche' dovessero avvenire tante discussioni ogni volta che esprimeva un'opinione. Lui era una persona cristallina e solo a guardarla negli occhi si riusciva a capire i suoi pensieri. Probabilmente era proprio questo il guaio: perche' tutti erano intenti a cercare di togliere a questo ragazzo la propria diversita' senza preoccuparsi della sua reale sofferenza? Nel silenzio della sua stanza riusciva a sentire quello che i genitori dicevano sul suo conto anche senza udirne le voci. Gli scribi continuavano a ripetere che sarebbe stato meglio lasciar perdere gli studi per diventare re. Che tristezza! Tutte le volte che provava a dimostrare il suo reale valore finiva sempre per comportarsi da stupido. (...)

La cosa piu' dolorosa fu quando arrivo' il giorno che il re, gli comunico' cio' di cui aveva sempre parlato di nascosto con la regina e gli scribi: non era il caso che studiasse per prendere il suo posto, sarebbe stato solo una perdita di tempo. Il regno non andava a gonfie vele e cominciava ad avere debiti. Soldi per studiare ce ne erano pochi quindi meglio non rischiare: meglio relegarlo a lavori umili. Nelle cucine sarebbe stato senz'altro di aiuto e avrebbe potuto essere utile ai floricoltori per tenere in ordine i giardini reali. Di fare il re proprio non se ne parlava. Che dolore fu per il principe il non aver la possibilita' di imparare! Magari avrebbe anche sbagliato, chi era perfetto a questo mondo? Che gli fosse negata questa opportunita' sinceramente gli faceva davvero male. Si ritrovo' quindi nelle cucine ad aiutare il personale di corte. Puliva tutto il giorno, pelava patate, pomodori, andava nei campi a raccogliere quanto occorreva per le cucinare i buoni manicaretti e, quando arrivava la sera, era ridotto uno straccio tanto e' che, arrivato nella sua stanza, si addormentava addirittura vestito tanto era stravolto. (...)

Inutile dirvi che la stanza dove soleva coricarsi non era la sua di quando era piccolo, ma si coricava nell'ala piu' remota del castello. Adesso non era che uno sguattero di cucina e di conseguenza doveva stare nel posto che gli si addiceva. In una delle tante notti passate nel sonno piu' profondo senti' bussare alla porta della sua stanza. Era capo servitu' che gli chiedeva di andare nel bosco a raccogliere i mirtilli per la torta dell'incoronazione del nuovo re che sarebbe avvenuta l'indomani mattina. Addolorato di dover mandare il ragazzo fuori a quell'ora e con quel tempo da lupi cerco' di spiegargli che i mirtilli andavano colti in un particolare momento della notte per essere considerati freschi. Il ragazzo si alzo' dal suo letto stanco come quando era andato a dormire e, lasciandosi alle spalle il suo caldo giaciglio, indosso' il suo lacero mantello per avviarsi nel bosco. Gli addetti alle cucine sapevano quanto valesse in realta' quel ragazzo e non capivano come facessero i suoi genitori a non comprendere la sua intelligenza. (...)

Per essere incoronato re era stato scelto un (loro) lontano cugino considerato la pecora bianca della stirpe e ritenuto degno discendente della famiglia reale. (...)

Non ce la faceva davvero a camminare. Strascicava un piede davanti all'altro ma era troppo debole per procedere le forze lo stavano abbandonando e, lentamente si accascio' al suolo privo di sensi. Lo gnomo Bernie stava andando a raccogliere i mirtilli per preparare il decotto che sarebbe poi servito a scopi curativi, quando vide per terra una qualcosa che pareva un fagotto e, posato il cestino, ando' a vedere di che cosa mai si trattasse. Si avvicino' e vide che il fagotto era in realta' un ragazzo emaciato, sporco e con la febbre molto alta. Con un fischio chiamo' il suo amico cavallo affinche' li trasportasse nella sua casa il piu' brevemente velocemente possibile: il ragazzo versava in gravi condizioni fisiche. Arrivati a destinazione, il giovane venne disteso su di un letto e fu immediatamente lavato da tutto lo sporco che aveva accumulato durante il suo lavoro. Gli fu dato da bere del brodo e venne messo sotto le coperte al caldo. Intanto (Bernie) prese il Libro degli Uomini per poter scoprire chi potesse mai essere costui. Era quasi arrivato a meta' della sua ricerca quando finalmente trovo' quello che cercava; il giovane non era altri che Mose', principe e figlio di re Marcus e di donna Elena, fortunatamente era riuscito a trovarlo in tempo! Il ragazzo scottava ancora come un ferro da stiro e chiamo' sua moglie per assisterlo durante la sua assenza. Lo gnomo entro' nel suo laboratorio personale e, tra alambicchi e boccette, si mise al lavoro. Tempo a disposizione ne aveva a sufficienza; al castello non potevano essersi accorti del ritardo del principe. Bernie lo aveva trovato quattro ore fa ma al castello erano passati appena venti minuti. Lo gnomo lavoro' tutta la notte ed alla fine, riusci' ad ottenere quello che voleva: una pozione per far diventare il principe un grande re. E cosi' fu che uscito dal suo laboratorio torno' nella camera del ragazzo per somministrargli la pozione sapientemente preparata. La febbre comincio' a scendere, e il colorito ritornava su quel viso bianco come un cencio slavato. Mose' comincio' a riprendere conoscenza ma si sentiva completamente stranito. Allora lo gnomo prese il Libro degli Uomini, e inizio' a narrargli la storia della sua vita. Era giusto che il ragazzo sapesse che quanto aveva vissuto non era stato vano. Lui era incredulo, pero' finalmente riusciva a capire i motivi che avevano portato la sua famiglia a trattarlo sempre come uno stupido. In verita' non erano parenti, ma semplicemente anime che dovevano percorre un cammino insieme (...). Al castello stavano dormendo tutti tranne gli addetti alla cucina che gia' cominciavano a preparare i manicaretti per la festa del giorno dopo. Nessuno ancora, a causa della relativita' del tempo, poteva aver motivo di preoccuparsi.

L'abluzione era avvenuta cosi' pure l'offerta.

Salirono in groppa al cavallo che in precedenza li aveva condotti alla casa dello gnomo e partirono al galoppo verso il castello. Una volta arrivati lo gnomo ordino' alle guardie di tirare giu' il ponte levatoio per far entrare il nuovo re. Gli risposero che il re stava riposando quindi dovevano togliersi dai piedi. Se lui ed il suo amico soffrivano di insonnia che andassero pure ad importunare qualcun altro, il re se si fosse svegliato non avrebbe certo gradito la visita di impostori del loro stampo. Bernie pero' insistette talmente tanto che una sentinella, pur di far in modo che tacesse, ando' a chiamare i reali spiegandogli quanto stava accadendo dall'altra parte della sponda del castello. Il re e la regina irritati per essere stati svegliati, diedero ordine di tirare giu' il ponte levatoio per vedere chi osava importunarli a quell'ora ma quando videro il loro figliolo non riuscirono a credere ai propri occhi. Era vestito come un vero sovrano e portava in testa una corona tempestata di diamanti la sua bellezza era travolgente. Che cosa mai era potuto succedere? Dove si era cacciato Mose' invece di andare a raccogliere i mirtilli? Fu lo gnomo a prendere la parola.
"Si e' compito quanto stava scritto nel Libro degli Uomini. Molto avreste potuto fare per realizzare quanto dice la legge delle cause degli effetti, ma solo il principe e' stato tanto coraggioso da riuscire a superare questa prova! Voialtri avete preferito stare nella vostra beata ignoranza dimenticando che la resa dei conti arriva sempre. Sapevate Maesta' che a seconda del sentiero che si sceglie si va in contro ad un particolare destino? Vostro figlio ha accettato tutte le umiliazioni che gli avete inflitto, non ha mai smesso di lavorare e credere nei suoi principi e al momento giusto ha avuto la sua ricompensa."
Il re e la regina in quel momento capirono che i veri stupidi erano stati loro (...). Partirono all'alba lasciando il castello nelle mani del ragazzo che aveva saputo fare di necessita' virtu'. Mose' ne aveva sopportate di tutti i colori ma rimanendo fedele a se stesso. Adesso era lui il vero ed unico re. Il re della propria vita. FINE

Simonetta Biserni

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Il suicidio del cliente

Favoreggiatore.
Favoreggiamento annunciato:
a Mestre,
nel Veneto,
nell'Italia organizzata
del Mondo dell'applicazione
della legge disinvolta e distorta.
A settembre
a venticinque anni,
a un albero di ciliegio
favoreggio
con la mia Vita,
a un fiore
con i propri favori.
Favoreggio
a un albero di ciliegio.

Sandra Ammendola

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