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AA. VV. Le voci dell'arcobaleno

Messaggio di Carla De Angelis

Caro Alessandro,
so di non averne la competenza, mi accingo pertanto, con molta umiltà, a parlarti delle sensazioni che ha suscitato in me la tua raccolta di poesie Pietrisco, mentre la precedente era In cerca questa mi è sembrata una ricerca e un invito a non perdere tutto ciò che ancora c’è di buono Questioni di misura. Ho dovuto leggere le tue poesie con lentezza e più volte una di seguito all’altra, non potevo andare qua là a caso come uso fare. Le unisce un percorso etico-religioso, lanciano messaggi perché "ci siamo accomodati… contenti che il giardino abbia alte le siepi".
Questo è proprio il compito della poesia: scuotere le coscienze, anticipare i cambiamenti. Anche le parole più spigolose si amalgamano diventando armonia: "riusciamo ad affrontare la lotta senza lo scudo della rabbia? La paura è un acconto di dolore". Sono versi che inducono alla riflessione parole usate come transito al dialogo. L’aprirsi all’altro è un grande segno di fiducia e di forza che sicuramente non manca in tutta la raccolta.
Un caro saluto e a leggerti presto

Roma, 23 febbraio 2006

Su Pietrisco

di Massimo Morasso

Da: Lavoro
Data: Mon, 23 Jan 2006 16:33:41 +0100
A: Alessandro Ramberti
Oggetto: Re: Pietrisco

(…) Il libro mi sembra cresciuto, rispetto alla prima versione a mie mani, perché hai faticato con profitto all'opera che chiami di "revisione e riscrittura" (netto, per dirne solo una, il salto qualitativo fra la "vecchia" SMS e la "nuova" Sistemi per messaggi brevi). La tua di Pietrisco è buona poesia, sospesa in bilico tra una strutturale, "sorgiva" vocazione filosofica e una meno esibita vocazione (per così dire) fantasista – vocazione, questa seconda, che anche guardando al tuo libro precedente, in cui lampeggia a tratti con fecondità di fervore, andrebbe supportata in futuro, a mio parere, con maggior convinzione e continuità. Stai dando prove interessanti, nell'insieme, prove di una poesia onesta, di matrice artigianale (nel senso buono del qualificativo, à la Balthus) e dispiace che ai buoni "risultati", o anche agli ottimi risultati (penso, in primis, a Voci, dove vena narrativa e vena fantasista-fabulista, appunto, si comprimono in misure lievi eppure precisissime destinate quasi per incanto a contenere tutti gli spazi, oltre l'idillio, del "cielo sconfinato") si alternino testi francamente poco convincenti, come Stratagemma e Pubblico distratto, per esempio. Per un testo poetico, categoria critica essenziale è la sua necessità. E dunque aspetto raccolte magari minime, sorvegliatissime, dove i piccoli miracoli che riesci così spesso a inventarti si raccolgano in un mazzo dal quale non sapere per davvero cosa scegliere. In questo libro, che è un libro che si legge con profitto, beninteso, ci sono alti e bassi (e, anche, bada bene, all'interno di un medesimo testo, bello nell'insieme, magari, ma che a un certo punto... prende a zoppicare in un singolo verso, p. es., o in qualche chiusa, o in qualche snodo immaginale) che non aiutano a identificare una fisionomia poetica compiuta. C'è come una potenza sospesa, piuttosto, che aspetta ancora per virtù di labor limae di diventare atto visionario.
Questa non è una nota critica, e, se anche lo fosse, sarebbe solo una nota critica tardiva. Accoglila piuttosto come testimonianza di stima, attenzione e amicizia – come un qualcosa che può essere anche molto di più di una nota critica, dunque...
Un abbraccio.

Massimo

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