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Paolo Galloni. Donal d'Irlanda

Scheda:

Gezim Haidari
Antologia della pioggia

Poesia senza confini
Gezim Hajdari, poeta albanese, si trova estraniato dalla patria e straniero nella nuova

di Kristine Crane

"Sono un esiliato in esilio, e sono in esilio nella mia poesia. Dove trovo conforto e tormento", dice Gezim Hajdari, poeta albanese che vive in Italia. Il conforto, spiega, gli consente di capire meglio il mondo e se' stesso, e di creare una nuova identita' ogni giorno, cio' che ritiene facciano tutti i poeti.

Ma questa continua rinascita, o mancanza di equilibrio, lo tormenta pure. Fa si' che il suo temporaneo esilio geografico sia sentito come un isolamento permanente. Allo stesso tempo il suo esilio rappresenta anche uno stato psicologico privilegiato, quello che gli consente di trascendere un nazionalismo pernicioso al quale e' ben avvezzo.

"Alle soglie del nuovo millennio i Balcani sono ancora divisi in stati etnici da muri di odio," dice il Sig. Hajdari, che ora vive a Frosinone. E' contrario sia alla "grande Serbia" che alla "grande Albania". (...)

La versione originale di Antologia della pioggia, recentemente uscita in italiano, descrive l'atmosfera alla vigilia di una festa nazionale:

domani applaudiremo tutti
e offriremo sorrisi infiniti
al palco

Domani dobbiamo dimenticare cio'
che abbiamo perso.

Il Sig. Hajdari esprime un rapporto di amore-odio con l'Albania e la sua poesia, e ha dedicato questa antologia come segue: "Alla mia Albania / che divora i propri figli / come Medea."

Tuttavia, quando il suo editore gli presento' tre copertine, due delle quali raffiguranti la bandiera nazionale, il Sig. Hajdari scelse quella che non l'aveva. Anche la bandiera, rossa con l'insegna di un'aquila nera, comporta una sanguinosa allusione al paese, dice.

Cio' che attraversa molto di piu' la sua poesia e' il trascendimento dell'identita' nazionale, un'esistenza tra confini, e al tempo stesso, come nemico di quei confini. Questo gli consente di passar sopra alle persistenti etichette di 'extracomunitario', e anche di immigrato, dato che ritiene che tutti quanti siano fondamentalmente immigranti e stranieri. "Non si capisce questo principio," dice. "Io cerco di seguirlo. Io sono a casa in tutto il mondo così come da nessuna parte del mondo."

Un'espressione di questo atteggiamento e' la sua decisione di scrivere in italiano. (...)

Il poeta ha collezionato diversi premi in Italia, incluso il prestigioso Premio Montale nel 1997 per la poesia inedita. E' recentemente diventato molto considerato anche in Albania, essendo stato pubblicato in diverse antologie e invitato a tenere conferenze nelle locali universita'. In Italia la sua carriera e' iniziata nel 1995, [quando fu selezionato dal premio Eks&Tra, di cui ha vinto la II edizione e ricevuto il premio speciale nella III, n.d.t.] (...).

Al tempo era sconosciuto fra i letterati del paese, e fu alla presentazione di quel premio che incontro' Armando Gnisci, professore di letteratura comparata all'Università di Roma La Sapienza e uno dei pochi accademici italiani dedicato allo studio della letteratura di migrazione.

"E' di gran lunga il piu' importante poeta straniero che scriva in italiano oggi," dice il Sig. Gnisci. "E' un poeta puro, che non racconta storie per esprimere delle esperienze personali. Lavora con la lingua stessa."

(...) Da parte sua, il Sig. Hajdari è sferzante nei confronti di quella letteratura sterile che ha disperato bisogno di nuove voci. "La poesia oggi e' scritta da professori, ed e' costruita, cerebrale e fredda," dice. "Non viene piu' dal basso."

(...)

«Italy Daily, suppl. dell'International Herald Tribune» giovedi' 23 Novembre 2000
(tr. di A. Ramberti)



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