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AA. VV. Le voci dell'arcobalenoIl libro

Su Il gatto nell'armadio di Maria Lenti

di Luana Trapè

Il gatto nell’armadio prosegue l’opera di catalogazione del mondo iniziata da Maria Lenti in Versi alfabetici, restringendosi – sembra alla prima occhiata – al quotidiano, un terreno meno infido, oscuro o ingannevole  dove procedere con passo sicuro. Ma presto, nel semplice scorrere nella quotidianità, le parole aprono una nuova vita, una nuova finestra su un orizzonte sconosciuto; gli abitanti inanimati della casa tendono i loro fili verso l’esterno, il progetto iniziale che poteva sembrare chiuso, contratto, limitato al proprio io (la casa, l'intimità) si spalanca all’intero mondo.
Lo sguardo della poetessa percorre via via tutte le stanze della sua casa con l’affetto e il coinvolgimento della proprietaria, perché è quasi un autoritratto, questo. Tuttavia la scrittura (che è analisi e proiezione di sé, ma anche distacco) le permette di porsi di fronte a sé stessa, di specchiarsi nelle pagine con partecipazione e insieme con un sorriso ironico; di riconoscersi negli spazi e negli oggetti, amati o semplicemente tollerati o abbandonati lì per un istante e lasciati giacere per anni. Tutto questo conservando l’oggettività di indagine dell’estraneo e l’ acutezza del poeta.
Si inizia da un vero e proprio inventario di tutto ciò che cade sotto gli occhi: le piante, quadri e fotografie, manifesti, soprammobili e tutto ciò che si accumula sui ripiani: souvenirs di viaggio, regali, occhiali, blocchi notes, libri che si espandono invadendo ogni centimetro quadrato disponibile, anche nei luoghi non deputati. Lo sguardo penetra anche nei punti più riparati della casa, la cucina, il bagno, il ripostiglio, i cassetti, e infine i grandi armadi immensi (Interni) dove troviamo il nucleo, il senso del dire nell’elenco di sentenze, di tendenze… attenzione alle desinenze! Una sintesi esistenziale non definitiva: infatti Lenti termina l’elenco con dei puntini di sospensione per offrire a se stessa (ma anche a noi) la possibilità di continuarlo. Perché non ha mai fine la possibilità del dire e del poetare.
Sospeso sopra i puntini aleggia, come il sorriso del felino di Alice, Il gatto con le unghie, che non ha un nome proprio, a differenza di quelli che compaiono nelle fotografie. Non è un individuo/gatto a giacere nel buio fondo, bensì la sua essenza, la gattità. Pur sdraiato nel titolo, non era mai apparso nelle stanze come una vera e propria presenza animata. È naturale, perché qui il suo ruolo è di essere chiuso nell’armadio, restando quindi invisibile. Questo è l’ultimo indizio che ci offre la poetessa per la comprensione. Come la maggior parte di noi sa, uno dei più grandi piaceri dei gatti consiste nel nascondersi in un luogo riparato dove poter – è vero – dormire a volontà, ma soprattutto scrutare ogni cosa senza essere visto.
Dunque: nascondimento e allo stesso tempo svelamento sono i motivi principali di questa opera. Svelare che partendo dalla semplice elencazione degli oggetti che popolano le nostre stanze si possono ricapitolare vertiginosamente grandi spezzoni della nostra vita privata, in uno spaccato della vita della coscienza, come di quella sociale. Terminata la lettura di quest’opera si sono apprese molte cose sulla Lenti, senza che mai sia stato pronunciato il pronome “Io”, oppure coniugato un verbo in prima persona. Anzi, di verbi ce ne sono pochi;  anche se riemerge qua e là la struttura sintattica della frase, sono i nomi, i sostantivi con le loro qualità, a predominare, con la loro concretezza, la pesantezza starei per dire: non tuttavia  nel senso della gravezza, dell’oppressione, bensì in quello della stabilità che dà certezza. Nel baluginare e lo sfuggire vorticoso dell’esistenza, gli oggetti danno sicurezza. Gli oggetti sanno, sussurrano, indicano, segnalano, proclamano.
Le parole, come gli oggetti della casa si ignorano, si fronteggiano, coabitano, collaborano.
La parola è una rete che  unisce gli oggetti, li imbriglia in una struttura, in un ex sistere, un nodo di senso oscillante dalla continuità alla discontinuità, dalle certezze all'incerto, al difficile da decifrare. Come la vita.

ottobre 2006

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