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L'universo che sta sotto le parole
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AA. VV. Le voci dell'arcobaleno

Scheda:

Johan Thor Johansson
La simmetria imperfetta

Una lettera di Rosete De Sa' all'autore

Leggo il tuo scritto: non ho parole. Ho aperto la finestra della camera per far passare piu' liberamente l'odore inebriante del tiglio. Avrei avuto voglia di gridare, gridare a causa della bellezza ed estraneita' che pervadono il mio corpo, la mia mente: la Simmetria imperfetta e' di una bellezza quasi violenta, turba i sensi, l'essere infantile che insiste nel vivere in noi, dentro di noi. (...)

La tua proposta si compone di:
1. il peso del rito;
2. il peso della favola (come conseguenza del primo);
3. il peso dell'ambiente o dell'ambientazione ultrarealistica;
4. il peso della parola fredda o volutamente sintetica;
5. il peso dell'avventura costruita sulle parole, piu' che sull'azione;
6. il peso della sensualita' (il momento in cui lei e' suo ponte e sparisce quasi fosse fantasma: apparenza gratuita, ma non superficiale);
7. il peso della rassegnazione (dove rientrano "le cose, i fatti, le emozioni, le persone, noi e l'universo" ... come dici tu. (...)

In rapporto al peso, mi spiego: non credo alla scrittura che soltanto diverte o fa divertire. Non credo alla leggerezza delle parole e se leggo, devo sospirare. Il sospiro e' la sofferenza trasformata. La quantita' di sospiri lanciati al vento formano il mio percepire che (forse) potrebbe essere raccontato secondo una logica interna che esclude ogni sibilante verbalizzazione d'un avvenire quasi blasfemo tanta la fisicita' di cio' che vorrei dire e non dico mai (all'interno dello stesso racconto o pensiero mondano), la morte stessa. (...)

Al tempo stesso, sto diventando un po' mistica e il tuo racconto non fa che riportarmi in questa direzione. (...)

(Forse l'animangelo, all'interno di cio' che chiamiamo Johansson, l'essere stesso di Johansson, mette in azione dei cambiamenti che vanno oltre la scrittura, la tristezza o la gioia. Non a caso ha inventato la "scrittura inerte". L'angelo, nel far l'angelo, deve stare fermo. Fermo, si suppone. Qualsiasi ideale di virtu' compie un movomento troppo veloce perche' possa colpire nelle menti altrui qualcosa di dinamico: ci vuole la staticita'. Johansson conosce bene questa regola, la adopera mentre al buio scende fino a raggiungere l'ombelico di una terra forse troppo "primitiva". (...)

Ci sono poi dei passaggi che mi hanno fatto ricordare il D.T.B., il romanzo che ho scritto (...). Si tratta di passaggi puramenti visuali, ma che comunque mi hanno messo addosso una certa, benevola nostalgia:
"i movimenti dei quattro arti"
"evitando di precipitare"
"non dipendeva solo da loro, e sapevano che quell'esperienza non l'avrebbero dimenticata"
"di un ragazzo di cui non ricordava piu' niente"
"la forza del ricordo nascosto"
"Vedo che stai imparando. Ora pero' devi riposare."
"So (che sai che) So (che sai che) So"
"Ora puoi decidere di meditare oppure puoi proseguire"
"l'intera scena, visionandola da diverse angolazioni: le piu' suggestive parevano quelle dall'alto e dal basso. La prima come se una telecamera li riprendesse da una trave del soffitto"
"Nella visione della scena da basso, possibile se il pavimento in cotto fosse stato trasparente, erano i piedi a giocare il ruolo piu' importante; piedi che si disponevano in modo diverso"
"Il filo e' li', vicino al tuo piede destro"

Ecco altre frasi che mi hanno colpito:
"Il mio cuore e' fuori di me, ma fuori di me non puo' vivere"
"liberando da un peso, e vide che il falco non c'era piu'"

(Non credo che per lui il peso fosse meramente fisico e, senza voler essere troppo romantica, non credo nemmeno che abbia sentito un certo "sollievo emotivo" che il voli improvviso del falco gli avrebbe potuto procurare. Ormai lui era sulla via e non poteva che essere da solo, anche senza un cuore con cui misurarsi o valutare l'intera situazione. Li' si presenta la sua coscienza e nient'altro avrebbe potuto competere o prendere il posto riservato soltanto a lei, la regina, padrona - anche per preservare qualche aspetto un tanto "puerile delel saghe germaniche" o altro ancora.)

"Mi guardava sul parapetto d'un vecchio ponte crollato"

(Il disfacimento per eccellenza, creato da un ordine piu' forte di noi, uomini solitari. Appena appare non si sa che sia: Alba, la Sibilla in persona, una mera visione, un qualcuno desdiderato da tempo, indipendentemente dall'avventura ormai ricercata da lui stesso?)

"di altrettanto invisibili case"

(Insieme alla trasparenza dell'ambiente e la luce boreale che piu' che evidenziare qualcosa, gli nasconde, nasconde un possibile mondo ormai svanito in confronto alla troppa percezione visiva, l'altezza stessa, il senso di una perdita ancora piu' grande del mondo o di luoghi tuttora o in apparenza sconosciuti.)
(...)

Ma da quando lui si e' precipitato in quella specie di grotta o caverna (...) la circolarita' dell'ambiente naturale che lo protegge o lo minaccia - e che a un certo punto si mette a ruotare velocemente - potrebbe diventare tutta la forza motrice con cui si nutre affinche' la sua "ricerca personale" venga portata a termine: e se cosi' fosse la sibilla stessa non potrebbe essere altro che una proiezione dell'ambiente circostante che lo minaccia o sta quasi per distruggerlo - non fosse il falco a riportarlo ancora una volta ad una dimensione completamente estranea a quella piu' avventurosa: la battaglia e' tra il suo cuore e la vita speculare che per destino avrebbe dovuto affrontare. (...)

Ormai la sibilla "protesta" per l'uso d'un nome che non le e' mai appartenuto. E lui, racchiuso in uno spazio "ovalato", ripercorre con il cuore gli "echi sospirati dalla terra": la coscienza, l'Io ormai frantumato sotto mille parole uscite da qualche luogo misterioso o forse troppo in superficie.

Prima possibilita': "per quanto limitato sia il sentire".
Seconda possibilita': "per quanto limitato sia il vibrare della corda."

(Massima, grande allusione alle note musicali, gioco vibrante sulle nostre orecchie assordate: il disegno di una morale organica, crescente su di una tecnica precisa. A volte penso che la musica sia la piu' pudica di tutte le arti. Potrei anche aggiungere: per quanto limitata sia l'esperienza vissuta da Johansson; limitata in accordo all'accumulo infinitesimale provocato dall'eccesso di sorpresa, paura, solitudine, spasimo, segretezza, lucidita'.)

(...)

(Rosete De Sa' ha pubblicato con noi Indagini, e alcuni suoi scritti si trovano anche nelle Voci dell'arcobaleno e in Mosaici d'inchiostro)

grafica Kaleidon © copyright fara editore