Logo Fara Editore Fara Editore home - fara - catalogo - scrivi - faranews
L'universo che sta sotto le parole

Pubblica con noi 2007: vincitori e menzionati

 


Siamo lieti di comunicare la classifica della VI edizione del concorso Pubblica con noi che prevede, per i tre vincitori delle due sezioni, la pubblicazione premio. I giurati Mary Leela Peverelli, Marco Bottoni e Stefano Martello per la sezione Racconto; Antonella Pizzo, Angelo Leva, Massimo Pasqualone e Massimo Sannelli per la sezione Poesia; Alessandro Ramberti in qualità di segretario hanno così deliberato:

Per la sezione poesia

Vincitori

1° classificato Il lavoro del luogo

di Giovanni Turra Zan, Dueville (VI)

Vicentino, è nato nel febbraio del 1964. Laureato in Scienze psicologiche, lavora come coordinatore di una cooperativa sociale e come counselor. È diplomato al Conservatorio Musicale Statale "A. Pedrollo" di Vicenza. Facilita gruppi di auto mutuo aiuto al cordoglio ed al lutto, ed è stato volontario di "Peace Brigades International" in Sri Lanka. Vincitore del concorso nazionale di poesia "Poeti per Posta" 2005, organizzato dalla trasmissione radiofonica di Rai Radio 2 "Caterpillar" e da Poste Italiane, sue poesie sono apparse nelle antologie Poeti per Posta 2005 ed. Rai Eri, Il Segreto delle Fragole – Poetico Diario 2006, ed. LietoColle, nonché nella rivista online El Ghibli – Letteratura della migrazione edita dalla Provincia di Bologna, e su TellusFolio. Una sua poesia è stata segnalata nella rubrica "Scuola di Poesia" (diretta da Maurizio Cucchi) nel settimanale Lo Specchio de «La Stampa».

Ecco un libro su cui il respiro si può esercitare: scritto bene, come deve essere; e realistico, ma senza impennate troppo eroiche e crolli neocrepuscolari; un progetto rabbioso che non sbava e che scandisce, in versi lunghi (una poesia che non ha timore di compromettersi con la prosa, è chiaro; ma con il coraggio di essere poesia, anche ritmicamente: come molti, oggi, non osano fare). La ricchezza della realtà, i moltissimi nomi di oggetti, la scansione forte a martello: non so chi abbia scritto, e immagino una persona che ha molto sofferto, molto amato, molto letto, molto riso, con forza (e pianto, ugualmente)… Qualcuno che conosce bene, per abitudine lunga, Kafka, i Greci, la fatìca. (Massimo Sannelli)

Una storia di dolore, una memoria necessaria, lavorio, elaborazione, elencazione di vicende e di luoghi per non dimenticare. Occorre morire prestino e non lasciare eredi, ma chi resta sa e dice, chi resta ricorda e racconta. Una scrittura aspra, a tratti rabbiosa, scrittura di singulti e spasimi, urgente. (Antonella Pizzo)

2° classificato Padri della terra

di Vincenzo D'Alessio, Montoro Inferiore (AV)

Nato a Solofra (AV) nel 1950, vive a Montoro Inferiore. Ha pubblicato per le Edizioni Gruppo Culturale "F. Guarini" nella collana "Luci Meridionali - poesie" le seguenti raccolte:
La Valigia del meridionale, 1975; Un caso del Sud, 1976; Oltre il verde, 1989; Lo scoglio, 1990; Quando sarai lontana, 1991; L'altra faccia della luna, 1994; Costa di Amalfi, 1995; La mia terra, 1996; Ippocampo, 1998; D'Amore e d'altri mali, 1999;
Elementi, 2003; Versi di lotta e di passione, 2006.

Un omaggio al sud e agli uomini che lo abitano, versi intrisi di amore e rispetto per un tempo passato fatto di sudore e di duro lavoro, di donne e uomini, di padri e madri. Calvanico, Montefusco, i luoghi dell’Irpinia ci appaiono in tutta la loro concretezza e in tutto il loro dolore, e chi abita la storia e i luoghi ha nome e cognome. Sono nomi comuni: Pietro Maria, Michele, Antonio. I versi semplici e sinceri sono buoni e da elogiare come il pane di Montefusco. (Antonella Pizzo)

L’Italia è terra di piccole patrie locali e ha anche le sue retoriche locali: le nebbie padane e i terreni spaccati meridionali, i ciottoli liguri e le acque adriatiche, ecc. Ma chi ha scritto Padri della terra ha in cuore (e nelle mani) soprattutto un «pensiero meridionale». E questo autore non sarà, forse, un professionista della poesia, come dimostrano certi sbalzi retorici, che l’emergenza sociale del Sud rende quasi inevitabili (forse la lingua è piana e di buon gusto solo dove/quando non ci sono emergenze, o dove non vogliamo vederle…). Ma il poeta ha grazia, sa trovare la sua misura perfetta in testi come Mio nonno Vincenzo… e (potentissima) Dante che pieghi le stelle a Dante. (Massimo Sannelli)


3° classificati ex aequo
Un tramonto sommario e Schegge di fuoco

rispettivamente di Francesco Accattoli, Osimo (AN)
e Rita Giurastante, Pescara

Un tramonto sommario
Francesco Accattoli è nato ad Ancona il 17-07-77. Nel 2002 è uscito per Stamperia dell’Arancio il suo primo libro Come acqua che riposa…, grazie al quale ha potuto ricevere importanti riconoscimenti a premi nazionali come il Sandro Penna e il Minturnae.

C’è, nel percorso poetico in questione, un’estroiettazione catartica che attraversa le liriche, materializzando sulla pagina luoghi e tempi dell’anima, un’anima sensibile e capace di cogliere gli attimi, di specificare le sensazioni attraverso un sapiente dosaggio delle figure retoriche che nel susseguirsi delle meditazioni aprono squarci di comprensione che mettono in sintonia il lettore e l’autore. (Massimo Pasqualone)

Schegge di fuoco
Rita Giurastante è nata a Lecco il 23 aprile 1948 e abita a Pescara. Ha partecipato a diversi concorsi di poesia con risultati soddisfacenti. Ha pubblicato la silloge Piccola nota ed. Il Filo 2005. Ha tre figli, che sono il suo bene più prezioso e una grande passione per la montagna. È da poco in pensione.

È una poesia dalla struttura semplice ma non rinuncia alle influenze onomatopeiche sullo stile di Rigoni Stern o a una costruzione alla Coleridge di Ode al Vento Occidentale o ancora e meglio alla sapienza delle antiche lodi. Ognuno non ci può vedere quello che vuole , non c’è la libertà dell’interpretazione, è la poesia settaria di chi esprime una passione. (Angelo Leva)

 

Menzionati

Poesie
di Serafina Tarantini, Milano

La proposta ermeneutica della raccolta è il risultato di una perizia tecnico-stilistica notevole, fatta di schemi metrici non legati al solito sperimentalismo di maniera. La tecnica si fa ricerca, percorso zetetico che accomuna uomo e natura, anima e dimensioni spazio-temporali. (Massimo Pasqualone)

 

Biblioteca Francescana
di Gabriella Bianchi, Perugia

È una bella ricerca di termini desueti per poetare e ha quindi il merito di rapidamente inserirci nel contesto. Non cerca quindi l’assonanza ma il flash dell’immagine, riuscendoci. Usa gli spazi da padrona della casa e in una volata dal Garda all’Aral rimane in un lago e dice molto di sé. (Angelo Leva)

 

Viaggio a vuoto
di Costantino Loprete, Salerno

L’energia e la satira (disperata o goliardica? forse entrambe le cose). Monostici e distici: per il coraggio di sapere che è così che, oggi, i lirici greci si presentano a noi: frammenti logorati. Ma il mondo cambia: diventa cesso e fabbrica. Chi scrive lo vede, eppure non ne è il fotografo presuntuosamente “oggettivo”. Chi scrive vede l'irruzione delle cose (brutte) e rompe la lingua. Chi oserebbe scrivere un verso come «l'Aleste edlap Natede gaglap gaglap engloi ele»?. Cesare Viviani fu l'autore di Ono, in un'altra vita. Ma chi ha scritto queste poesie è oltre l'essere parlante-innamorato, orfico, sperimentatore, ecc. Le cose da dire ci sono; ogni cosa chiede il suo stile particolare e la sua satira (disperata o goliardica? forse entrambe le cose). (Massimo Sannelli)


Le mie scarpe son sporche di sabbia anche d'inverno
di Stefano Bianchi, Rimini

È la poesia per simboli del pensatore profondo, con poche parole vuole rappresentare un frammento di vita. E’ uno scrivere che passa dall’espressione strutturata a quella libera senza regole, sì che l’importante sia altro. E’ la poesia di uno spirito libero per cui le cose banali di tutti i giorni diventano spunti di pensiero, campioni di realtà, scampoli di bellezza da sottolineare. (Angelo Leva)

Graffiti sul mio corpo
di Cristina Rosetti, Bacucco (RO)

Caratteristica essenziale della raccolta è la frugalità del dire, la semplicità dell’essere poesia che materializza sulla pagina gli stati d’animo, quelle dimensioni recondite che ogni poeta vorrebbe concretare nel verso. La parola, nella migliore tradizione postmoderna, è logoterapia, è apertura al mistero che l’autrice scioglie con l’essenzialità del dettato poetico. (Massimo Pasqualone)

Terra del ventre
di Stefano Leoni, Forlì

La terra è madre e la madre è donna, la donna ha ventre che fa frutto, che figlia. La donna è pianeta nello spazio, pianeta da esplorare in tutti i suoi anfratti e nascondimenti, terra e donna da percorrere nel tempo di un giorno e di una notte, lo scavo nel profondo, la scoperta di nuove coordinate, segni mai visti prima ma di cui non si riesce a trovare il senso e il nesso, e si rimane ancora sotto il cielo. (Antonella Pizzo)

 

Per la sezione racconto

Vincitori

1° classificato Il paradiso è un cul-de-sac

di Camilla Jagna Ugolini Mecca, Verona

Nata nel 1971 nella città dove attualmente vive, per alcuni anni ho collaborato con una rivista culturale veronese. Nel 2003 ha pubblicato Ambigue stanze – Un itinerario nell’opera di Antonio Possenti con la casa editrice Liberty House di Ferrara. Si tratta della rielaborazione della sua tesi di laurea in psicologia dell’arte, riguardante la simbologia presente nell’opera del pittore lucchese. Di quando in quando continua a scrivere testi di presentazione di giovani artisti, per riviste e cataloghi. La scrittura è per lei una sorta di gatto randagio, che se ne va per i tetti e ogni tanto ritorna, mentre si occupa d’altro.

Uno sguardo attento che restituisce la lettura consapevole, nella pacatezza, di un percorso. La malinconia trattenuta, ma non nascosta, diviene il quid per scrivere. Culla verso l’inizio di una storia non chiusa. Aumenta piacevolmente il tono nelle riflessioni, quasi bucassero, senza farsi notare, il racconto, che naturalmente diviene pretesto per quest’ultime. La storia: una ferita che viene rimarginata in quello che è “un primo sguardo”. L’ambientazione francese, ottima per cercare la chiusura: laddove, forse per pensiero comune, i finali rimangono aperti. (Mary Leela Peverelli)

Racconto ben strutturato e ben scritto. L’Autore porta avanti una introspezione sincera, onesta e coraggiosa, servendosi di uno stile efficace e di una scrittura allo stesso tempo ricca ed essenziale. Tentativo, a tratti molto ben riuscito, di indagare le verità dell’animaper mezzo delle parole: dall’inizio alla fine un bel racconto sull’Amore. (Marco Bottoni)

2° classificato La misura quotidiana delle parole

di Oreste Bonvicini, Casal Cermelli (AL)

Nato ad Alessandria il 21 febbraio 1958, ha pubblicato due sillogi poetiche: Cibernetica nel 2000 con Montedit e Il granaio di Nalut nel 2001 con Prosepttiva Editrice. Suoi testi sono presenti in rete e altrove. Vive in provincia di Alessandria, esercitando professione tecnica presso la P.A.

Lo stile e il racconto rappresentano i dubbi che l’autore/autrice si pone e ci pone. Un testo di riflessione che passa dal poetico al prosastico e dal prosastico al poetico, ma principalmente mantenendosi in una terra di transizione. Ci invita nei suoi spostamenti per cercare una via trasversale alla ritualità. Degli appunti di viaggio che svelano la migranza in ognuno di noi e quanto la dinamicità dettata dal bisogno, nella decisione dell’esplorazione, implichi il tentativo di salvarci. (Mary Leela Peverelli)

Sicuramente “vecchia scuola”, con una attenzione decisa per ogni singola parola. Si sente il gusto della costruzione di un bel periodo, ma manca un po’ l’attenzione al Lettore. Testi e parole difficili da comprendere ad una prima lettura. Può essere un merito, sia chiaro, ma un bisogno più alto di concentrazione nella lettura potrebbe allontanare proprio da quelle splendide parole scelte con così tanta cura. (Stefano Martello)

3° classificato Un inverno di due giorni e altri racconti

di Giuseppe Acconcia, Salerno

Nato a Salerno il 13 giugno 1981, si è laureato alla Bocconi in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali. Collabora con traduzioni, interviste, recensioni e articoli a diverse testate.


Roma come Città del Messico: Periodi e frasi che sembrano ripresi da Azorin, in mezzo ad una babele di luoghi, linguaggi, aspettative e desiderio di sopravvivenza. Una scrittura complessa e fluida al contempo che esplora temi sociali, riportando un quotidiano (troppo invasivo per essere ricordato o per ragionarci sopra) ad una dimensione di disagio e di dequalificazione della dignità di uomini e donne. Gli extraterrestri erano arrivati dallo spazio: In un richiamo a Straniero in terra straniera di Heinlein, il racconto esprime, in poche illuminanti battute, il paradosso di un buon senso che si ritrova in chi non è come noi. L’esaltazione dell’irrazionalità che prevale sulle forme/formalità di interazione; un clima di perenne “informazione parziale” che declina tutto ciò che non comprende (l’esaltazione della razionalità) trattando solo l’ovvio con ovvietà poco rischiose. Tutti elementi che arricchiscono un linguaggio a tratti complesso, ma anche affascinante. Il telefono pubblico: L’insignificante che assume significato, che travalica la quotidianità d’uso per arrivare ad una visione più estesa, che è sociale, tecnologica, culturale. C’è tutto questo nel racconto che è quasi una confessione. Di fragilità di fronte ai cambiamenti, di fronte a comportamenti che si attuano non certo per consapevolezza, quanto per semplicità o immagini evocative. Il telefono “che serve solo a vecchie donne senza un soldo” diviene un monito. Un avvertimento. Scritto in maniera apparentemente fredda, emana un calore difficile da non provare. (Stefano Martello)

Menzionati

Il Guardiano della Diga – Penitenza – Hopes
di Monica Malaguti, Crevalcore, BO

Un linguaggio secco e deciso, dai molti punti e a capo. Una scelta misurata dei vocaboli che nulla lascia all’ego dello scrittore e che, al contrario, ricerca l’immediata comprensione del lettore. Favorendo un tono della trattazione quasi ipnotico, sicuramente suggestivo. Citando le pagelle calcistiche di Ziliani, Azorin. (Stefano Martello)

Bar centrale
di Manuela Spurio, Montefiore dell’Aso (AP)

Notevole la capacità di rendere descrizioni vivaci e precise di ambienti, situazioni, emozioni. La scrittura ha coerenza, organizzazione, ritmo e il racconto ci offre un ritratto nitido e godibilissimo della realtà adolescenziale. (Marco Bottoni)

Parole. Raccolta di racconti
di Enrico Macelloni, Torino

Tre racconti diversi che però si tengono per mano. La scrittura come strumento introspettivo, all’inizio, cerca di definire ricordi sfumati, contorni non definiti che determinano gabbie invalicabili. Poi l’incontro dialettico tra tasselli scissi: un protagonista si confronta con ciò che sembra essere il suo inconscio. Ho apprezzato il ritmo creato dall’autore/autrice alternando a questo incontro le descrizioni di personaggi a mo’ di fermo immagine. Infine sorge il pensiero che tutti e tre i racconti concorrano ad un riscatto per quei personaggi-vittime. (Mary Leela Peverelli)

Spazio e Tempo
di Francesco Troccoli, Roma

Affronta i temi principali della “science-fiction” (il viaggio nello Spazio, il viaggio nel Tempo, il viaggio nell’ultradimensione) con abilità e stile, servendosi di argomentazioni plausibili e di immagini credibili. Efficace nelle descrizioni, riesce a mantenersi coerente e rigoroso anche nello spingersi più lontano delle argomentazioni di fantasia. Lettura interessante e godibile. (Marco Bottoni)

Torna all'inizio

grafica Kaleidon © copyright fara editore