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AA. VV. Le voci dell'arcobaleno

Intervista

Verso Occidente

di Elio Andriuoli

Già il titolo della nuova raccolta di poesie di Narda Fattori, Verso Occidente, ci dà l'idea del suo contenuto, che è quello di un viaggio, cioè di un percorso da compiere verso una meta dove forse ci sarà dato di trovare pace e ristoro alla pena dei giorni. E presto ci si accorge che il viaggio di cui la nostra poetessa ci parla è quello del-la vita, dai percorsi sovente accidentati, ma che pur sempre conservano il barlume di una qualche speranza.
"Cos'è quel tremito di dita / quel palpito nel petto / quest'ansia quell'attesa? / È forse la vita?" si domanda la Fattori; e poco prima aveva detto: "Ci possiamo raccontare del cielo / che spiovente circuisce il campanile / di un gioco di bambini per la via / di una giaculatoria che ei consolava".
Certo, la fatica del vivere è molta e Narda Fattori l'esprime in maniera efficace ed intensa, come avviene nei seguenti versi: "Portare questo peso avanti i giorni / è pena dura né ti sostiene il mondo" (Ti dicevo che era come perdersi);
"Fu come l'avessimo sempre saputo / che si compie a ruzzoloni il gran tragitto" (Fu come l'avessimo sempre saputo); "... la pazienza dei vivi è santa / cozza contro dorsali di roccia" (Come se fosse appena ieri). Resta tuttavia il bene di un'attesa che ci sorregge; un'attesa che può assu-mere colori di favola: "Biancaneve non si è perduta nel bosco / gioca fra le primule e tende agguati al tempo / che oltre la radura dietro un tronco / l'aspetta in un abbraccio di silenzio" (Biancaneve non si è perduta nel bosco).
Intrisi di un sentimento di calda e profonda umanità sono i versi della seconda parte del libro, Canto per Maria, che l'autrice dedica alla madre. Qui la sua parola si fa toccante e ci giunge sin nel profondo dell'animo: "Vengo da te con un fascio dorato di spighe / perché splenda il tuo letto di dolore / della luce che mancò che non accendemmo " (Vengo da te con un fascio dorato di spighe); "E te lo griderò che ho attraversato ad occhi aperti / gli incroci dove sibila furtivo il demone del tempo / e le ombre si rattrappiscono sui muri" (E te lo griderò che ho attraversato ad occhi aperti); "Davanti alla tua tomba / a ciglia asciutte con un sasso / in tasca / la memoria è un lancio nell'acqua / di Rio Baldone..." (Davanti alla tua tomba).
Le figure della madre e della figlia qui tendono a confondersi, accomunate da un unico dolore e dal pensiero del cammino percorso insieme: quello compiuto "verso occidente". Ed è un cammino al fondo del quale s'accende una grande luce.

(in La Nuova Tribuna Letteraria n. 75 anno XIV)

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