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R. Crispim da Costa. Il mio corpo traduce molte lingue

il libro
Il mio corpo traduce molte lingue

Intuizioni folgoranti affidate a pochi (a volte pochissimi) versi si alternano a composozioni piu' ampie e distese
in questo libricino dalla grafica raffinata e accattivante
al tempo stesso, pubblicato dall'editore Fara nella collana TerrEmerse. Rosana Crispim da Costa, vincitrice della terza edizione del premio letterario Eks&Tra, scrive versi d'amore, nei quali le forti tinte del desiderio
spesso si stemperano nella tristezza, in quel particolare stato d'animo che i brasiliani chiamano saudade e che
in queste poesie appare come malinconico sfondo ai versi dettati dalla passione. Le poesie, i biglietti d'amore, i brevi messaggi che l'amante leggera' al risveglio, sono altrettante occasioni per lasciare che i sogni e i desideri si esprimano in una lingua strana
fatta di dolcezza, nella quale "le parle non hanno / nessun senso (di colpa)".

«Solidarietà COME» n. 72, 15 Dicembre 1998


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Brasiliana trapiantata in Italia, Rosana trasporta in questo libro, fornito di testo portoghese a fronte e di un titolo bellissimo per il corto circuito che realizza tra corpo e lingua, l'esuberanza vitalistica della sua terra, appena incrinata da qualche brivido di saudade (nostalgia). Immergersi nella lettura e' stato come tuffarsi in una sorgente di acqua fresca (...).
Tra le poesie di questa silloge luccica un piccolo gioiello narrativo (per niente disperato): Giardino.Qui l'incontro dell'io narrante con una vecchia, venditrice di rose appassite, infrange una piatta quotidianita' troppo sottomessa a ritmi lavorativi. Il giardino del titolo e' quello che il medesimo io, in uno slancio generoso, si ripromette di donare a chi con quelle rose gli aveva fatto capire che i suoi sogni "non erano piu' una fuga, ma un alimento per vivere con piu' tenerezza"(...).

Nudita' (cioe' essenzialita'), semplicita' e bellezza sono le qualita' evidenti del lavoro poetico di Rosana. E' lei stesso a suggerircelo in un passaggio dal taglio sentenzioso che forse non le si addice troppo ("Oggi mi vedo davanti/a te nuda/nella semplicita' e nella bellezza/in un futuro che non e' mai certezza/in una certezza che non e' futuro").

Giorgio Poli

«Punto di vista», n.24, aprile/giugno 2000, anno VII

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