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Gianfranco Bertagni. Architetture Utopiche

 

 

Intervista a Laura Bonalumi
Gli occhi del mondo

Cosa puoi dire di te ai nostri lettori?

Sono una trasformista.
Mi piace seguire l’onda che muove il mio istinto. E così ho raccolto lungo il mio cammino, ormai giunto al quarantesimo giro, tante esperienze. Tutte legate al mondo dell’arte, della comunicazione. La sfida maggiore è stata quella di sfatare un luogo comune: “gli art director non sanno scrivere!”. Ascoltare, guardare, pensare. Questi sono i comandamenti della mia quotidianità. Raccolgo informazioni, di ogni tipo, che poi lentamente elaboro. È una preziosa eredità che mi ha lasciato il mestiere di pubblicitario.

Quali sono i tuoi interessi, le tue letture?

Ora che sono diventata mamma (mamma bis, ho due bambine), i miei interessi trovano sempre meno spazio. Il talento di George Michael è stato battuto alla grande da: “I migliori successi dello Zecchino d’Oro”, e il cinema è esclusivamente firmato Walt Disney.
Comunque, tutto aiuta!
Però il tempo per leggere nessuno me lo toglie. Leggerei sempre. È una passione antica. Non ho preferenze di genere, anche se i thriller difficilmente mi interessano. Volentieri acquisto un libro di Camilleri, mi rilassa, ma quando ho bisogno di nutrirmi, di apprendere, allora scelgo i classici della letteratura russa: Dostoevskij e Tolstoij (Anna Karenina è uno dei miei libri preferiti).
Comunque, sopra tutti, in cima alla classifica c’è: I ragazzi della via
Paal
di Molnar. Lo leggevo da piccola, rappresentava perfettamente la mia idea di mondo, di amicizia, di gruppo. Lo consiglio a tutti.

Com’è nata l’idea di scrivere Gli occhi del mondo?

Vorrei che nessuno facesse del male ai bambini. Da quando sono diventata mamma, questo pensiero è diventato più forte. Si è quasi trasformato in paura. La paura che qualcuno possa offendere, ferire anche le mie bambine. E questo mi spaventa. Così l’idea di farne un libro. Provare a parlarne, evitando volutamente la morbosità dei dettegli, senza cedere alle atrocità delle descrizioni. Raccontare che può succedere, a chiunque, in qualsiasi momento. I bambini sono sacri, sono preziosi e come è citato nelle prime pagine del mio libro: “L’unica cosa necessaria per la serenità del mondo è
che ogni bambino cresca felice” (Capo indiano Dan George).

Hai progetti nel cassetto?

Ho un grande sogno: frequentare un corso di pasticceria. Penso che la cucina sia la somma completa di tutte le arti, magicamente riesce ad unire e a stimolare tutti i nostri sensi. Ma per ora resta un sogno, la realtà mi vede già impegnata a raccogliere materiale per iniziare un nuovo testo. Vorrà dire che i miei ospiti si accontenteranno di una banale fetta di torta alle mele!

(maggio 2006)

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