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Gianfranco Bertagni. Architetture Utopiche

Il libro

Intervista a Gennaro Pesante
autore di Più allodole x tutti

Ci dai un’idea di come il tuo percorso di cronista iniziato dalla provincia di Foggia ti ha portato fino a Roma ad occuparti di comunicazione politica? Era quello che volevi?
Ho cominciato come cronista perché era il primo mezzo che mi permetteva di concretizzare la mia passione. Volevo scrivere. A 18 anni mi presentai al mio primo editore che mi 'incoraggiò' dicendomi: «Ormai non legge più nessuno!» stupito del fatto che volessi fare il giornalista. Be', a dispetto di chi non legge, ho fatto il giornalista in provincia per tanto tempo, poi i miei interessi si sono rivolti alla comunicazione più in generale. Ho incontrato la politica pensando che comunque non sarebbe durato come interesse ed oggi, dopo dieci anni di gavetta, vivo a Roma dove mi occupo di comunicazione politica alla Camera dei Deputati. Ma il mio sogno resta sempre quello: poter scrivere senza condizionamenti e quindi per me stesso.

Dalla lettura del Prologo al tuo libro risulta che la politica italiana non ama particolarmente chi ne parla in chiave ironico-satirica. Nonostante le difficoltà che hai incontrato in questo senso, cosa ti ha spinto a pubblicare Più allodole x (sic) tutti?
In effetti il Prologo nasce da una circostanza reale, cioè: qualcuno si è davvero rifiutato di firmare la prefazione che aveva scritto. Per questo motivo non ho resistito alla tentazione ed ho preferito riportare il fatto piuttosto che pubblicare quel testo senza firma. Senza volerlo è nato un viatico perfetto che introduce il mio libro.
Più allodole x tutti nasce sostanzialmente da una raccolta di appunti presi durante la mia esperienza professionale, e durante le campagne elettorali in particolare. Appunti scritti anche appoggiato sul cruscotto della macchina in una di quelle interminabili attese tra una riunione e l'altra, oppure in un momento di pausa prima di dar vita a un comizio, seduto su una fioriera nella piazza di un paesino. Appunti che sono nati direttamente in chiave ironica perché mi divertivo a riportare quello che accadeva ironizzando, e quindi rilassandomi. Alla fine mi sono reso conto che avevo un sacco di materiale che sarebbe stato un peccato non condividere. Così è nata l’idea del 'manuale'.

Hai nel cassetto altri scritti o progetti?
Qualcuno mi ha già chiesto se scriverò “Più allodole x tutti 2”! In effetti potrebbe anche essere, ho pubblicato solo una parte del materiale raccolto e la politica, si sa, non è scarsa di spunti. Confesso che sto lavorando a qualcosa che resta nell’ambito ma, come per le “Allodole”, ci tengo all’effetto sorpresa. E comunque, come ogni giovane scrittore che si rispetti, ho un sacco di altra roba nei cassetti e nel pc di cui prima o poi deciderò la sorte.

Quali sono state le tue letture di formazione, quali gli autori amati?
Quando ho finito di leggere quello che volevano gli altri, ho ricominciato con una immersione nella beat generation tra Ginsberg e Kerouack che credo mi abbia insegnato a “osare” stilisticamente. Poi ho scoperto Milan Kundera di cui apprezzo in modo particolare la tecnica: analisi psicologiche straordinariamente profonde ma rese in un periodare semplice e comprensibile. Poi, sul genere umoristico, dopo averne amato il cinema ho scoperto anche il Woody Allen scrittore, ovvero i racconti pubblicati negli esordi sui giornali americani: la mia Bibbia, al momento.
Ma il mio vero primo incontro con la lettura è stato con i giornali sin da ragazzino. A scuola i professori mi rimproveravano quando portavo un quotidiano in classe. Non ho mai capito perché, oggi lo rileggo come una incredibile limitazione culturale. In quel periodo mi innamorai dello stile di Enzo Biagi, di cui ho letto anche numerosi libri. E che leggo tuttora sul Corriere, non solo per condividere le sue analisi, ma anche per tenere sempre d’occhio il suo stile di scrittura. Per me un punto di riferimento.

In quanto “addetto ai lavori” come credi si evolverà il modo di fare politica nel nostro Paese?
Mi ritengo un addetto ai lavori se parliamo di comunicazione politica. Non mi cimento sull’argomento 'fare politica nel nostro Paese'. Circa il linguaggio vedo una involuzione abbastanza pericolosa per il futuro. Tutti si dicono le stesse cose, con gli stessi termini, nella confusione generale alla fine non si sa più nemmeno chi ce l’aveva con chi… E poi troppe urla, che a volte coprono anche la sostanza delle cose. E troppa ansia sulla difesa dell'immagine che in politica, ormai dovrebbe essere chiaro, non è tutto.

Chi vorresti leggesse il tuo libro?
Possibilmente tutti! Gli addetti ai lavori per riflettere e fare 'mea culpa', i neofiti della politica per capire che fanno ancora in tempo a lasciar perdere, la gente che va semplicemente a votare e ignora tutto quello che c'è dietro e, perché no, tutti quelli che hanno voglia di sorridere un po'.

(Fara Editore, dicembre 2003)

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