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Note con echi lontani - Francesco Pascucci

Scheda:

Francesco Pascucci
Note con echi lontani

Morte di Cinzia

La caviglia di Cinzia sanguinava in vari punti. I tentativi per liberarla da quei ferri erano andati a vuoto e avevano aggravato il trauma locale, causando abrasioni e infezione. Il dolore era diventato insopportabile e, benche' Anna cercasse di negarlo ai suoi occhi, l'infezione si stava propagando: il gonfiore si era diffuso a tutto il polpaccio destro e la febbre si era
ulteriormente alzata. Le bottiglie di succo d'arancia
erano ormai vuote.

Cinzia aveva avuto molta sete fin dal mattino, poi sempre di piu', man mano che la febbre aumentava,
per tutto il giorno. Anna non aveva bevuto che qualche sorso, ma Cinzia aveva continuamente chiesto da bere
e lei non si era sentita di negarglielo. Aveva pianto
quasi ininterrottamente per tutto il giorno e la sua angoscia era aumentata, quando l'ultimo barlume di
luce pallida che filtrava dalla finestra le aveva di nuovo abbandonate.

Nel buio totale in cui si trovavano, Anna non poteva vederle il viso, tuttavia capiva che le sue condizioni stavano peggiorando rapidamente: rispondeva sempre piu' lentamente ai suoi richiami e agli stimoli che le rivolgeva. La fronte era sempre piu' calda e le labbra erano arse dalla sete e dalla febbre. Ogni tanto un tremore continuo si impossessava di tutto il corpo,
senza scuoterlo veramente, ma causandole una rigidita' innaturale che presagiva una conclusione imminente ed infausta. Anna era seduta vicino a lei e la stringeva a se' facendole appoggiare la testa sulla spalla.

Con la mano che aveva libera le accarezzava
dolcemente il viso, non solo per darle conforto, ma anche per rendersi conto del suo stato di salute.
Quando Cinzia capi' che stava morendo volle la mano di Anna fra le sue. Stringendogliela le disse, con un filo di voce, di cercare di salvarsi con ogni mezzo. Le fece coraggio mostrandosi sicura che ce
l'avrebbe fatta, ricordo' alcuni eventi del loro passato e riusci' anche a sorridere mentre gli occhi di Anna si
erano velati di lacrime. Le raccomando' di parlare ai suoi genitori e di mentire sulla sua morte, nascondendo loro le sofferenze di quell'assurda prigionia. Suggeri' ad
Anna di raccontare che a stroncarla era stato un infarto improvviso.

Infine tacque, ma strinse piu' forte la mano di Anna. Poco dopo, ansimante, si rivolse di nuovo a lei in un ultimo accorato appello:
- Non credo mi sia rimasto molto tempo, fra poco non riusciro' piu' a parlare. Stammi vicina fin quando mi sentirai respirare, non abbandonarmi fino ad allora. Presto ci troveranno, sono sicura che ci stanno cercando disperatamente, ti salverai Anna! Cerca di resistere ad ogni costo, sei forte, sopravviverai. Sembrava aver recuperato un po' delle sue forze, quasi l'avvicinarsi
della morte le avesse dato coraggio.

Aveva smesso, infatti, di piangere e si stava preoccupando dei genitori e dell'incolumita' dell'amica. Era lucida e le sue parole toccavano Anna profondamente accendendole in cuore una grande speranza. Quello che stava dicendo era vero. Era vero, purtroppo, che stava morendo. Anna si limitava ad annuire in silenzio.

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