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Il padrone sono me! - di Alfredo Panzini

Scheda:

Alfredo Panzini
Il padrone sono me!

Mingone, la Mingona e i Padroni

Mio padre era un buon uomo che si chiamava Mingon.
Era il custode della villa, e era molto bravo per le patate.

- Le patate piu' belle - diceva la padrona - mettile da parte per me.
- Che la non dubiti, signora padrona.

***

Noi stavamo in una casetta vicina alla villa, che' ci chiamavano con un fischio.
Nella stalla si teneva una vacca mungana per il latte
della padrona. Veniva ogni tanto anche lei nella stalla, su la punta degli stivaletti, e conduceva anche i forestieri a vedere la sua vacca; ma non bisognava chiamarla cosi'.

Lei diceva:
- La mia mucchina.
Mi raccomando la mia mucchina! La concimaia, invece, non la voleva vedere.
- Ci dovreste mettere, davanti, delle rose rampichine.
- Veda, signora padrona - le spiegava mio padre - quella broda nera fa venir su le patate e l'erba spagna; la mucchina, come dice lei, mangia le patate e l'erba spagna, e cosi' vien fuori il latte! E' tutto un giro.
- Lo so, lo so, Mingone, ma non parlare di queste brutte cose.
- Dove lo consuma poi tutto questo latte! - si domandava mio padre.
Diceva mia madre:
- La si lava col latte per mantenere la pelle fresca. Le signore non vogliono mica aver le grinze! Non lo sapete voi?

***

Mia madre era una brava donna. Il suo nome era Maria,
ma tutti la chiamavano la Mingona. Era magra e sottile,
e non stava mai ferma dalla alzata alla calata del sole.

La padrona diceva:
- Marietta, ma bada un po' anche ai miei fiori!
Lei, invece, badava ai maiali. Era brava per i maiali. Nelle ore bruciate, andava in giro con un bidone a raccogliere gli avanzi delle cucine.
- To', to', to' - diceva ai maiali -, mangiate anche voi come mangiano i signori! Quando poi di settembre venivano
giu' i carri con la barbabietole, ci andava dietro, e tornava
a casa con la faldata piena. Per questa costuma di tornar sempre a casa con qualche cosa attaccata alle mani, la chiamavano anche la Formica.

Era fatta cosi': se vedeva una cosa, la toglieva su, come dicono da noi. Se poi le rimaneva un ritaglio di tempo, allora metteva la lana e la canapa attorno alla rocca, con sopra la pergamena, e filava. Mia madre e' stata una delle ultime, al nostro paese, che filavano. Dopo si e' perduta l'usanza. Quando filava, la padrona si fermava a guardarla.

Diceva:
- Come sei estetica!
Il padrone diceva:
- Tu, Mingona, ripeti il gesto delle antiche donne troiane.
Tu non lo sai, Mingona; ma una volta anche le regine filavano come te.

***

Mio padre gliene dava di rado a mia madre, una volta ogni mese; ma quando gliene dava, la si sentiva urlare da lontano.
La padrona non voleva vedere.
- Ma non sai, Mingone, che l'uomo che alza la mano sopra una donna, e' un vile?
- Da noi vedela, signora padrona - diceva mio padre - l'e' differente: se non ci si da' qualche volta, le donne dicono che e' perduta l'affezione.

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