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L'universo che sta sotto le parole
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Gianfranco Bertagni. Architetture Utopiche

Katia Bernuzzi (a cura di), I linguaggi della follia, Santarcangelo di Romagna, collana di studi filosofici «arcipelago» (vol. VI)

Per quanto la realta' umana sia in genere pluriforme e cangiante ("selva di selve", e' stato detto), pochi fenomeni sono tanto umbratili e sfuggevoli quanto la follia. Affrontarla richiede sguardi il piu' possibile variegati, il cui incontro costituisce il tessersi di una trama che per approssimazione rimanda all'apertura inesauribile dell'oggetto. L'impostazione dialogica del volume I linguaggi della follia - una raccolta di saggi provenienti da svariati ambiti disciplinari ma fortemente interconnessi e fitti di riferimenti incrociati Ð e' il luogo ideale per lo svolgimento di questa dinamica, che e' in realta' un vero e proprio metodo di lavoro. Con piglio quasi fenomenologico, viene subito anticipato che la follia ha avuto una sua molteplicita' diacronica e sincronica, un suo divenire storico nel corso del quale si e' presentata ed e' stata riconosciuta in fogge eterogenee e irriducibili. Vano, dunque, pretendere di focalizzare un'essenza o di fissarne monologicamente una dimensione metafisica: "se ne segua il cammino, allora, l'intricato gioco di assurdi, lo stravagante modo di impossessarsi delle coscienze, gli innumerevoli linguaggi con cui si mostra all'uomo, il disarmante scompiglio che suscita negli osservatori". "Linguaggi": in questo plurale passa una varieta' che si attaglia tanto piu' intrinsecamente a una dimensione di "eterotopia" quale quella della follia. Per dirla con le parole di un autore che piu' volte fa capolino tra le pagine del libro, "le eterotopie inquietano, senz'altro perche' minano segretamente il linguaggio, perche' vietano di nominare questo e quello, perche' spezzano e aggrovigliano i nomi comuni, perche' devastano anzi tempo la 'sintassi' e non soltanto quella che costruisce le frasi, ma anche quella meno manifesta che fa 'tenere insieme' (a fianco e di fronte le une alle altre) le parole e le cose" (M. Foucault, Le parole e le cose).
Sintetizzando le tappe principali di un percorso ben altrimenti avvincente, si puo' dire che il volume ci guida da una rilettura di Platone sullo sfondo della follia dionisiaca, al medioevo cristiano di Sebastian Brant; dalla dottrina esoterica di Yeats alle voci di alcuni scrittori tormentati e inquieti (Antoine Artuad, Sylvia Plath, Anne Sexton); dal ruolo del "massaum" nella cultura Cheyenne, alle difficolta' che la societa' incontra per affrontare giuridicamente il nodo crimine-follia; dal costituirsi di saperi/poteri atti a catalogare e gestire la devianza (la legge, la psichiatria) all'abbassamento nietzscheano della vita fin dentro i suoi abissi dionisiaci. Ricorrendo anche alla forma dell'intervista a esperti del settore (il filosofo Carlo Gentili e il sociologo del diritto Emilio Santoro), il volume, nella sua sintassi polifonica, ci da' un quadro competente e non banale di quell'alterita' che si profila quale vero e proprio "banco di prova delle identita' definite".


Francesco Cattaneo

Il pensiero mazziniano n. 56 nuova serie,
Aprile-Giugno 2001

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