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Corrado Giamboni. Il virus dell'elefante

 

 

CONGEDI BALCANICI

recensione di Alessio Piano

Un romanzo, denso e vorticoso, indimenticabile di forti passioni e di grandi atmosfere che travolgono e avvolgono il lettore. Una pagina di una guerra dimenticata un'indagine psicologica minuziosa e magistrale dei sentimenti e dell'anima umana, dove le vicende private scorrono parallele ai grandi eventi drammatici dell'ex Jugoslavia di una generazione dove scontri e sentimenti sono rappresentati a tutto tondo con una profonda capacità di introspezione sempre animata da una tensione vivissima che segue fedelmente gli avvenimenti, da personaggi indimenticabili mossi da un tragico destino. Sentimenti di volta in volta profondi e violenti, inconfessabili e travolgenti animati dall'odio, momenti esaltanti e travagli di coscienze. Il giudizio di Gunjaca è quindi severo, amaro, di volta in volta sconsolato ma non recide il cordone ombelicale che lo lega all'amore, per cui "L'amore rimane sempre, la vita
della vita". È questo lo sfondo in cui si svolge e si snoda il romanzo Congedi Balcanici dove da ogni pagina si respira la paura e la morte, protagonista egli stesso di molti eventi di cui molti non hanno compreso le ragioni e
le forme di degenerazione e di brutalità inconcepibili.

Un romanzo profondo, intenso, che appassiona e affascina per la sua insolita cadenza narrativa per le sue atmosfere un libro scritto con un linguaggio di consumata abilità e partecipazione da un narratore come Drazan Gunjaca. Ecco i protagonisti, vittime come frecce conficcate nella ruvida pelle della realtà. Emergono i personaggi, comparse nel dolore e nella disperazione, tra soprusi e inumanità testimoni di una tragedia consumata tra orrori e disastri. L'altra faccia della luna viene illuminata e il dramma rivela il suo volto sconosciuto, quello dell'indifferenza che nasconde meglio di qualsiasi paravento. Il pianto sui propri morti vinti e impotenti nel loro lamento, le loro grida riempiono le pagine di questo romanzo in questa atmosfera rarefatta, allucinata e soffocante In cui la guerra si rivela ancora una volta in tutto il suo grottesco e tragico cinismo. Dove non esistono né vinti né vincitori ma ognuno alla ricerca della propria anima. Il dramma di Gunjaca è dentro il
racconto, dentro il disegno dei personaggi, all'interno del rapporto tra le situazioni: è a questo nucleo che occorre giungere se si vuole tentare di capire il senso drammaturgico di questo scrittore che pazientemente ha
cucito un tessuto fatto di disperazione, solitudine ed attese. Un documento vero, una testimonianza vera. La memoria una certezza che la testimonianza è eterna e che si muove oltre la propria coscienza.

(in Convivio, ottobre-dicembre 2003, pp. 61-62)

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