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A. Ramberti-R. Sangiorgi (a cura di). Le voci dell'arcobaleno

Intervista a Tahar Lamri,
autore di "Solo allora, sono certo, potrò capire"

Tahar Lamri, algerino, vive e lavora da diversi anni in Italia. Ha scritto racconti e pieces teatrali. Con il racconto "Solo allora, sono certo, potrò capire" (in Voci dell'arcobaleno) ha vinto la I edizione del concorso Eks&Tra. È stato anche nella giuria di detto concorso.

Potresti darci una breve definizione di Tahar Lamri?
Un viaggiatore immobile.

Perché scrivi: per te stesso, per pochi lettori (il "tuo pubblico"), per lettori distratti, per lasciare una traccia? Forse per attirare l'attenzione delle persone che amo, che ignorano il mio amore per loro.

Che ruolo svolge oggi il libro: un ruolo di conservazione delle radici culturali, un oggetto che ha il fascino
d'antan, un simbolo di status per l'intellettuale doc, il modo più economico di immagazzinare sapere anche in luoghi privi di fonti di energia?

Un mezzo per sostenere la prova della nostra vita.

Quali scrittori ti hanno lasciato nel cuore e/o nella
mente un segno più profondo?

J.L. Borges (soprattutto L'Alef), ma da quando ho letto
il Cantico dei Cantici non so più quale dei due lascia il segno più profondo.

Qual è l'atteggiamento che si dovrebbe avere per conoscere un po' più a fondo le culture con cui si entra
in contatto viaggiando o semplicemente vivendo in una società sempre più multiculturale?

Esiste una differenza fondamentale fra il viaggiatore ed
il turista, in quanto quest'ultimo, al di là della durata
del suo viaggio, deve avere punti di riferimento fissi per potersi spostare, mentre il viaggiatore, anche fermo in un posto, compie in realtà l'eterno viaggio del ritorno verso di sé ed è conseguentemente sempre pronto a perdere la propria identità senza alcun timore, coltivando in segreto l'identità primordiale. La società (multi)culturale non mi convince ancora del tutto, perché difficilmente la cultura dominante potrà fare concessioni, e quindi avremo, ancora per molto, dei "marrani", quegli ebrei spagnoli che, nel Cinquecento, pur di non lasciare la Spagna, si convertirono al cristianesimo coltivando in segreto la loro religione; inoltre vedo la "globalizzazione" marciare calpestando sul suo cammino le differenze. Perciò... Tuttavia, forse ha ragione il poeta sudamericano J. Campos quando dice: "Foglia che cade nel fiume / Anche se il fiume la porta via / Cambia l'aspetto del fiume". Bisogna pur essere ottimisti.

In quanto scrittore quale pensi sia il nocciolo del tuo messaggio?
Forse l'energia di chi sa che non ha altra scelta.

(Fara Editore, maggio 2000)

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