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Gianfranco Bertagni. Architetture Utopiche

Scheda:

Gianmaria Zamagni
(a cura di)
Filosofie del dialogo

Intervista a Gianmaria Zamagni,
curatore di Filosofie del dialogo

Puoi darci una tua "fotografia" in poche righe?
Nacqui a Rimini nella torrida estate del '74. Vivo a Rimini perlopiu'. Credo che questo influisca non poco sull'impressione che ha di me chi non mi conosce: piu' un "boemo" che un filosofo. Dovro' presto tagliarmi i capelli perche' non e' affatto divertente sentirsi chiamare Jarabe de Palo. Ma dietro a queste sciocchezze resto una persona confusa e "felice", un innamorato della vita forse non ricambiato. Cerco di ordinare il piu' possibile i miei molti interessi: il tema della pace, la politica, le religioni. La filosofia e' comunque al primo posto.

Perche' un approccio filosofico e' necessario (se e' necessario)?
Non credo sia necessario in assoluto per ciascuno. Posso dire che e' un modo di pensare. E un essere sempre in movimento. La filosofia e' utile per questo: favorisce e mantiene una certa elasticita', un non essere dogmatici di fronte alle opinioni piu' complesse o piu' comuni.

A qualche anno di distanza dal primo volume (da te curato) di "arcipelago" puoi riassumerci le tappe fondamentali del vostro cammino?
"Filosofie del dialogo" e', a mio modo di vedere, piu' che una monografia un manifesto programmatico. Oggi e' possibile vedervi qualche lacuna, dovuta all'inesperienza, forse. Ma vi e' presente anche la genuinita' dell'intuizione che ci ha guidato fino ad ora. Anche "Immagini del passaggio" e' un lavoro di passaggio, appunto. E' con "Esodo" che siamo divenuti adulti.

Quali ritieni siano i problemi piu' attuali che un filosofo dovrebbe affrontare?
Le problematiche legate alla multiculturalita', alla pluralita' religiosa, possibilmente a partire dai problemi di tutti i giorni. Posizioni preconcette, non approfondite, non "filosofiche" sono in questo caso pericolosissime. Solo pensando onestamente e' possibile uscire dalla strettoia fra intolleranza e indifferenza, due posizioni pericolose e stupide.

Come avvicinare la gente alle riflessioni dei filosofi?
Credo che il problema sia dei piu' antichi. Certo evitando un linguaggio troppo "alto". Ma oltre alla forma e' importante che il contenuto sia illuminante, sconvolgente, che sia meraviglia, insomma. Di fronte alla meraviglia chi ha animo da cercatore, da viaggiatore, si inoltra. Chi non e' predisposto alla ricerca e all'avventura, torna a volgersi verso lo schermo dove si proiettano le solite immagini, false ma molto rassicuranti.

Di cosa ti stai occupando in questo periodo?
Sto preparando un contributo su Anquetil-Duperron – giansenista e orientalista francese del Settecento. E' un articolo che riguarda il presunto dispotismo dei paesi orientali. Inoltre mi sto preparando a varcare l'oceano per frequentare un dottorato in Religioni alla Temple University di Filadelfia.

(Fara Editore, ottobre 2000)

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