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Dio in guerra - Giouse' Borsi

Scheda:

Giouse' Borsi
Dio in guerra

Una preghiera

Oggi, Signore, mi sono unito a te per trovare la forza ed avere la conferma, e poi durante il giorno non ho fatto
altro che avere prove su prove che gia' avevo ottenuto quello che chiedevo, anche prima di averlo chiesto,
tanto tu sei divinamente generoso e magnifico largitore. Non ho ancora fatto nulla, eppure ho gia' trovato vicino
e lontano una inaspettata quantita' di anime in attesa e in desiderio. Dico vicino e lontano ma sbaglio, poiche' spazio e tempo non valgono nel regno della tua carita' che e' eterna ed infinita. Sento che anzi questo lavorio
si succede nel tempo, perche' cosi' pare a me, ma che so, che capisco io, povero cieco di cui tu solo, Signore, ti sei fatto l'occhio per pieta' verso di me?

E cosi' pure, che cos'e' lo spazio? Sento vagamente ma
con certezza che a questo lavori'o risanatore stanno cooperando mille anime insospettate, con soccorsi che ignoro. Siano benedette in ogni modo tutte per la loro carita'. Quanti vivi e quanti morti! Si potrebbe immaginare uno sforzo piu' facile e piu' dolce di quello che sto compiendo con tanti aiuti, facilitato da un lavoro secolare che mi ha preceduto, e di cui mi trovo alla mano i risultati come l'ultimo portato, ormai quasi perfetto, di errori, tentativi, prove, sforzi inutili? Si', si', Signore, grazie a te andiamo avanti, procediamo tutti verso il tuo regno con
una rapidita' e uno slancio sempre crescenti.

Come sarei imperdonabile se non sapessi approfittarne!
Ed ora pazienza, cautela, prudenza, per non guastare
tutto. Vedro' i risultati qui, in questo tempo, nunc, in tempore hoc? Che mi importa? Forse, anzi, certo, ho
ancora un concetto troppo frivolo e mondano di quel che
sia la vittoria. Essa viene quando non si aspetta,
discreta e silenziosa come un'amante segreta, durante
il nostro sonno. Essa forse e' alle nostre spalle sorridente e placida nel momento stesso del nostro affanno piu' spasimoso e frenetico. Ma fa' ch'io non pensi mai a questo, Signore, per non cadere nell'ignavia e nell'ozio.

Fa' soprattutto che ti ringrazi e ti adori sempre, comunque tu voglia giuocare, ludere, con gli errori della mia mente. Oggi e' il giorno in cui m'e' apparso bellissimo il fango, in cui ho amato teneramente con gaiezza infantile, cio' che provoca le bestemmie e le imprecazioni degli altri. Oggi ho visto che quando l'amore e' nell'occhio, tutto il mondo appare bello, anzi che si scoprono ad ogni passo nuove bellezze insospettabili; mentre basta che l'occhio sia disamorato perche' sembri brutto anche cio' che si stima bello per consenso universale. Ho visto infine che
l'abitudine alla bellezza consueta finisce col render cieco l'occhio alle bellezze piu' peregrine e rare, diminuisce le possibilita' di gioia.

Non e' cosi' nei bambini, i cui angioli vedono il volto del Padre. L'amarti e' tutto, Signore, ed io ti amero' sempre di piu', mia vita.

Lunedi' 4 ottobre 1915

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